TOP SECRET

Weird Happenings Organization

 

La lettura di questo rapporto è riservato agli ufficiali di grado superiore, alle cariche più alte di governo e a sua maestà la regina.

 

Avvertenza. Il presente documento rappresenta la trascrizione di un rapporto registrato su supporto audio.

 

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01

 

Mad

 

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Quack, quack, quack. Ehm, perdonatemi. Ma gli ultimi eventi mi hanno privato della capacità di esprimermi in maniera intellegibile nel vostro universo senza questo maledetto traduttore universale kree di cui mi ha dotato l'organizzazione.

E dimentico sempre di accenderlo.

Questo spiega anche in parte che ci fa uno come me in un ufficio di Londra.

Perché siamo a Londra, vero?

Si, si. Lo so. Niente domande. La paranoia e la segretezza prima di tutto. Bisogna darsi un contegno.

Iniziamo dal principio? Perché io del principio so solo cose che mi sono state raccontate. E non necessariamente dai nostri alleati.

Ok, va bene. Tutto quello che so, poi scremerete voi. Comunque rispondere è cortesia.

Allora la storia inizia in un motel di Cleveland. Il motel chiude e c'è un'asta.

Beverly va a quest'asta, senza di me e con il portafoglio un po' troppo pieno perché ne possa uscire qualcosa di decente e riempie la casa di cianfrusaglie, vecchie, rotte e polverose.

Tra queste cianfrusaglie c'è anche l'orribile ritratto di uno spaventapasseri.

Ma un quadro brutto.

Immaginate Teomondo Scrofalo che vuol rappresentare uno spaventapasseri in stile american gothic, senza sfondo.

Ora imbruttite il tutto. Fatto?

Beh, era peggio.

Non appena l'ho visto mi è venuto da ridere, uno sghignazzo folle. Mai riso così, lo giuro sulle mie penne.

Subito dopo - sapete, ho un carattere così, un po' focoso, mi scaldo per nulla. Ma vedo che non ve ne frega niente- subito dopo, dicevo, ho sentito un'onda di rabbia montarmi dentro, un'onda irrefrenabile e urlando mi sono avventato sul quadro per distruggerlo. Ho sentito Beverly urlare.

Poi mi ha detto che dal quadro era uscito un braccio dello spaventapasseri.

Fatto sta che mi sono sentito afferrare per la collottola e trascinare nel quadro.

Mi sono ritrovato dall'altra parte, in una sorta di galleria degli specchi ed ogni specchio rimandava il riflesso di uno spaventapasseri, vestito come quello del quadro e più o meno con lo stesso ghigno folle sulla faccia. Ma aveva la forma di un papero.

Confesso che ho urlato, ma dalla gola del pupazzo è uscita solo una risata. Più folle della mia.

 

Mentre ero impegnato nell'interessante partenza del mio folle viaggio (e quale portale simbolico è migliore di un quadro? uno specchio forse?) dall'altra parte del paese in una villa lussuosa, completa di maggiordomo e servitù indaffarata, un uomo era a convegno con la sua dea.

Come faccio a sapere della villa e della servitù? Non lo so. Da come parla è uno istruito e negli Stati Uniti un'istruzione così te la fai solo se hai capacità straordinarie o sei ricco, quindi lo ammetto, la villa me la sono inventata.

Ma torniamo alle cose importanti. Era a contatto con la sua dea.

E io starei attento a fare battute sulla sua dea. È Kalì. Signora della distruzione, bella e terribile.

Alcuni pensano che sia la dea della morte, ma sbagliano.

È un'idea rassicurante. In realtà il dio dei morti la teme.

Sisi. Già mi immagino le facce sghignazzanti dietro a quello specchio ma se pensate che mi lasci ingannare... Vi ripeto solo le cose che dice Sudario. Magari ne avete sentito parlare pure voi. Perché il tizio è Sudario. Insomma sto tizio stava parlando con Kalì e quando lui ne parla, ne parla in questi termini.

Contento lui, contenti tutti. Io per gli dei non ho questa simpatia.

Ma non divaghiamo. Sul mio mondo gli dei non camminavano in mezzo agli uomini e noi, quando facevamo gli scettici, non avevamo ubriaconi con una pelle di leone sulle spalle che ci ridevano in faccia.

Al massimo qualche prete che si incazzava.

Quindi questo incontra Kalì.

È la sua signora, quella che gli ha dato i poteri e non ha chiesto in cambio nulla. Tranne la sua assoluta dedizione, un marchio a fuoco e i suoi occhi.

Avete smesso di ridere? Meglio un prete che sbraita, no?

Anche se è vero che l'autolesionismo dei fedeli è indifferente all'effettiva manifestazione del dio. Questi almeno qualcosa in cambio lo danno. Si, lo so. La sto facendo lunga e mi sto rammollendo.

Insomma era a colloquio con la sua dea...

 

Maximillian Quincy Coleridge IV fissa la creatura che occupa, assieme a lui, la stanza. La stanza è un salotto, uno dei migliori della sua dimora. C'è gente che abita in appartamenti molto più piccoli.

Anche sul “fissa” ci sarebbe da obiettare. Maximillian Quincy Coleridge infatti è cieco. I suoi occhi sono stati bruciati da un ferro rovente come ricompensa per aver terminato l'iniziazione ai misteri della sua dea. La sua dea è Kalì. E veniamo alla creatura.

Kalì, in questa forma, è una donna estremamente bella, dai tratti indoeuropei, pelle scura e capelli neri come la notte vestita da un manto d'ombra. Ma Maximillian Quincy Coleridge, che la percepisce con sensi più raffinarti che gli sono stati dati in cambio della vista, ne ha una percezione più completa e comprende che la donna che ha davanti è più “spessa” di una persona comune. Occupa la realtà in maniera più complessa. Del resto è una dea. La nera signora della distruzione.

Quando Maximillian Quincy Coleridge è diventato uno dei più stretti collaboratori della dea la sua intenzione era quella di combattere il crimine ed a patto che i suoi sistemi fossero abbastanza cruenti questo non gli è mai stato impedito.

E fino ad ora la dea ha chiesto ben poco in cambio, qualche piccola commissione.

Beh, almeno quella che lei considera una piccola commissione.

- ... così abbiamo sigillato il mio regno nei confronti di Colui che si annida nell'oscurità, contrastando, almeno in parte le sue mire espansionistiche.[i]

Il tuo compito, non solo tuo, è presidiare, con una certa assiduità quel regno.

Dobbiamo in ogni modo impedire che venga ancora usato per aggredire la Terra e che venga usurpato. Quindi rivestiti del tuo manto d'ombra e trasferisciti li. Sarà da lì che muoverai le tue azioni e li vivrai mentre porterai a compimento le cose che ancora hai da fare su questo mondo. Questa sarà una crisi violenta e veloce. Ma veloce secondo gli standard degli dei può voler dire più di una vita umana. -

Sudario, servo di Kalì vorrebbe sollevare molte obiezioni. Con una certa lentezza le enumera nella sua mente, per essere sicuro di non dimenticarne nessuna.

Poi si inchina alla sua dea - Sarà fatto come ordini, mia signora. - Si rialza, si sposta di un passo in una direzione che può “vedere” solo lui e svanisce come se fosse stato risucchiato dalla sua ombra.

 

Ora, mentre si svolgeva questo interessante dialogo il pupazzo che aveva rubato il mio corpo lasciandomi nella scomoda posizione del testimone impotente aveva finito di attraversare il tunnel degli specchi, non che io creda veramente che si trattasse di un tunnel degli specchi, immagino che il mio cervello reinterpretasse così segnali che per lui non avevano alcun senso. Mi chiedo, perché poi abbia smesso.

Il mondo che si trovava in fondo al tunnel, infatti, era ben strano anche per una serie di segnali senza senso.

Di certo si sviluppava su tre dimensioni molto più del nostro. Dava quindi una sensazione di vuoto e di vertigine.

Come se una serie di oggetti, raramente e marginalmente collegati l'uno con l'altro, fluttuassero nell'aria.

Piccole isole, labbra zannute, solidi traslucidi che cambiano numero di facce a seconda dell'angolazione, solo per citare i più sensati.

Il pupazzo iniziò a salire lungo una stretta scala di gradini di terra fluttuanti che sembravano sciogliersi come cera e man mano che saliva uno dei solidi traslucidi cambiava forma fino a che non diventò la cosa più disgustosa che mi sia mai capitato di vedere. E io di cose schifose posso elencarne una lista lunga un giorno intero. Sembra quasi che ci sia abbonato.

Una cosa molto simile a un intestino annodato con molte bocche zannute e sbavanti ad ogni lato, un gomitolo di intestini pelosi e zannuti, a dire il vero.

Bocche e zanne spuntavano casualmente qua e là.

La cosa stava manovrando un reticolo di oggetti simili a piste che collegavano delle sfere colorate che potevano anche sembrare pianeti visti dallo spazio e mentre li manovrava. uno dei pianeti si muoveva verso una serie di dischi rosa in cui si aprivano delle bocche sorridenti.

Lo spaventapasseri (o dovrei dire io, in fondo il corpo era il mio) alzò una mano e da uno dei pianeti, che a dirla tutta poteva anche essere la Terra (più d'uno, a dir la verità, potevano essere la Terra) partì un lampo. Un fulmine, lungo chissà quanti chilometri nello spazio reale. O anche no. Chi sa quali sono le leggi in quello spazio distorto?

Di certo, però, il fulmine era potente, infatti il reticolo di intestini si incendiò, avvizzendo per la scarica ed iniziò a fluttuare per quello strano spazio in direzione di un disco di fiamma nel quale svanì.

Battaglia veloce, direte voi. Non proprio.

Un altro dei solidi traslucidi si mosse verso di noi e mentre si avvicinava cambiava forma.

La massa di zanne colpì con forza e sentii i denti che affondavano nel corpo di paglia con facilità.

Ed inutilmente visto che ad un rapido movimento della mano dello spaventapasseri le fiamme avvamparono in tutta la superficie del corpo della creatura che si affrettò a fuggire verso una bocca aperta che immediatamente si richiuse.

A quel punto il pupazzo si mise a trafficare con la rete di piste fino a che la Terra non fu riportata alla sua posizione originaria poi con un potente colpo la rete si infranse come se fatta del cristallo più fine e i pianeti, liberi, ripresero tutti il loro corso.

A questo punto lo spaventapasseri si gettò dentro un oggetto che sembrava la foto di un deserto.

Ma prima di continuare c'è un antefatto, con alcune cose che vari déi mi hanno raccontato.

 

La civetta atterrò in cima alla tenda piantata all'asciutto tra il poderoso fiume Nilo e l'oasi.

Nulla, tranne il Nilo, si trovava realmente sul nostro mondo.

Né la civetta era una civetta. Fossimo stati in una storia di streghe avremmo pensato ad un famiglio, ma gli dei non usano cose così volgari come i famigli.

La civetta era una messaggera e un’alfiera.

In questo caso il suo compito era quello di trovare l'abitazione dalle mille stanze della dea Bast e in quella il luogo in cui la dea si trovava.

Nel padiglione piantato in un deserto fittizio tra il mondo di tutti i giorni e la zona negativa si materializzò una dea bionda, alta e muscolosa, estremamente formosa il cui corpo era completamente coperto da un'armatura di cuoio. Nella mano destra una lancia così affilata da fendere lo spazio-tempo.

- Salute occhio di Ra. Il tuo potere è necessario per la salvezza della Terra. -

- Il mio popolo si è allontanato da quel reame ormai, creando un vulnus nella realtà. Altri hanno già usato quel vulnus per i loro scopi. Ma non c'è bisogno che lo ricordi a te, c'eri anche tu nella guerra su Asgard.[ii] Dovrei dirti che me ne sono andata dalla Terra, anche da Eliopolis e che non mi interessa più. In realtà ci siamo allontanati da quel regno ma abbandonare la responsabilità nei suoi confronti è stato illusorio e ci siamo svegliati con dolore da quel sogno.

Non tutti, forse, ma io sì. -

 

Il paesaggio è bucolico. Questo termine è stato coniato a partire da questo paesaggio, quindi credetemi quando vi dico che il paesaggio è bucolico.

Ninfe inseguite da satiri corrono tra gli alberi sull'erba a piedi nudi. Satiri inseguiti da ninfe corrono sull'erba tra gli alberi a zoccoli nudi.

Tutti si fermano in riva al fiume, di tanto in tanto, per bere un sorso o due di vino.

Logico pensare che la corsa segua percorsi contorti.

Seduto su un trono di tralci, mentre spilucca un grappolo d'uva così grande da rischiare da un momento all'altro il collasso gravitazionale, il signore di questo luogo è più preso da qualcosa che vede solo lui.

Un attimo dopo la tranquillità del luogo viene interrotta dall'apparizione di due dée. Una rivestita di una corazza di cuoio estremamente adorna, l'altra nuda e con la testa di gatta.

Dioniso si alza dal trono, in ciascuna mano un corno traboccante vino così grande che viene da chiedersi come possa un uomo solo reggere oggetti tanto grandi senza sprofondare nella terra ad ogni passo.

- Un drink? -

 

L'interno di un vulcano, anche se questo non è veramente l'interno di un vulcano, è un luogo estremamente rumoroso. La lava non scorre in silenzio.

Questa poi è una fucina, tre colossali ciclopi battono incessantemente sulle loro incudini e sfornano ad una velocità impressionante tutti i fulmini di Zeus.

Su un alto trespolo mobile, con in mano un martello quasi più grande di lui, il fabbro che domina questa officina colpisce il metallo incandescente rendendolo più sottile della seta.

Man mano che il metallo si assottiglia il fabbro provvede a ripiegarlo e continua poi a batterlo.

Dopo un po' scuote la testa e getta il pezzo non finito nel crogiuolo.

Poi si affretta a riportare il suo seggio a livello del suolo.

Un istante dopo si materializzano tre déi nella sala.

Atena, nella sua corazza di cuoio, con l'elmo sul volto e la lancia in mano. Ed uno scudo coperto nell'altra. Bast, nuda dalla cintola in su e con la testa di gatto, una macchia nera con una fenditura rossa al posto della bocca. Dioniso nelle vesti di giovinetto. Con pampini tra i capelli, il suo bastone di vite e vestito di pelle di leopardo.

- Tre déi che indossano il loro aspetto più terribile e brandiscono i loro pieni attributi. C'è una guerra alle porte? Per questo venite dal fabbro degli déi? -

Il fanciullo si fa avanti - Aspettiamo ancora un ospite. -

Ora sarebbe bello dire che si sente un crescendo d'organo. In realtà questo non sarebbe possibile, nel mondo reale non c'è colonna sonora.

Lampi e tuoni, però, sono reali. Cade un lampo coerente nel centro della stanza che lascia Thor, dio del tuono e delle tempeste asgardiano, al suo posto.

- Ripeto: cosa vi porta nella mia casa? -

Il dio del tuono prende la parola - Molto tempo fa il re dell'Olimpo decretò che il tuo martello venisse spezzato, perché se avesse conservato il pieno potere avrebbe messo in discussione le prerogative di tuo fratello sulla signoria della guerra.

La nostra azione, per quanto rilevante all'interno di uno scontro di lungo periodo sul dominio del mondo materiale, non può coinvolgere dei della guerra, poiché la guerra non è il nostro scopo, in questo frangente. È di te e della tua capacità di usare le tue armi che abbiamo bisogno.

Ma lasciami illustrare brevemente qual è la nostra missione. Mentre viaggiava attraverso uno dei regni magici più pesanti e vicini al regno materiale di Midgard, mio padre si scontrò con una manifestazione piuttosto potente del nostro avversario, che si stava lentamente insinuando in quel mondo, scacciandolo[iii]. Riparare i danni compiuti richiederà molti secoli di lavoro da parte degli dei e degli elfi che abbiamo delegato a questo compito.

Non molto tempo dopo, alcuni agenti di poca importanza, che operano direttamente sul piano materiale, hanno messo in campo un'azione ai danni della famiglia reale di Atlantide[iv]. Azione fallita nel suo complesso, ma gran parte dei regnanti risultano tutt'ora dispersi e quindi non possiamo ritenere questo evento una vittoria piena.

Il precipitare della situazione rende necessario il nostro intervento. Tua sorella[v] Atena ha individuato il nostro avversario, annidato in una sacca spaziotemporale del nostro mondo, pronto a manifestarsi in tutto il suo potere. È necessario attaccare e respingere Nyarlathotep, messaggero ed araldo di Azathoth, una delle creature più potenti del cosmo, prima che accresca la sua presa su Midgard. E senza che da questo scaturisca una guerra. -

- Un compito che farebbe gelare il sangue nelle vene ad un dio sovrano. Perché non chiami in tuo aiuto Varuna e Tetzcatlipoca. Loro correrebbero volentieri nella battaglia. -

- E ci trascinerebbero in una guerra infinita fin nel più gelido degli abissi oltre le dimensioni. Non abbiamo bisogno di un'altra guerra tra dei. Dobbiamo contenere le mire di un Dio Esterno e rimandarlo nell'abisso dal quale proviene. Non altro. -

- Per questo ci servirà qualcosa di più del mio martello, o del tuo, se è per questo. Stavo giusto lavorando a un prototipo... -

Efesto si trascina zoppicando verso un'imbracatura dorata. Non appena finito di allacciarla da ogni parte dell'officina iniziano a volare componenti meccanici ed ingranaggi, spesso anche microscopici, che finiscono ognuno al suo posto.

Alla fine un colosso di oltre due metri, nero e dorato, si muove sferragliando per la stanza.

Si dirige verso il tavolo da lavoro di Efesto. Raccoglie uno strumento e inizia a lavorare. Alla fine il movimento diviene silenzioso. Si sente giusto qualche tintinnio dell'orologeria più fine.

- Bene, raccolgo qualche gingillo ed andiamo. Il martello, chiaramente. Un po' delle frecce d'oro e d'argento dei gemelli di Leto, modificate per essere lanciate con altri mezzi, ovviamente.

Questa rete, che mi è già servita con gente più tosta del nostro nemico. Un paio di spade di prova. Da queste ho tratto armi adatte ai mortali, sufficienti a dar loro un vantaggio senza divorarli. Queste, ovviamente, non potrebbero essere usate da qualcuno che non sia un dio. Una è anche abbastanza autonoma e dovrò litigarci. Ma può servirci. Altro? MMMMM. Si e si. -

 

 

 



[i]     Vedi Guardia dell'Infinito 25

[ii]    Thor 19-24

[iii]   Thor 24

[iv]   La splendida mini di Namor di Mr.T

[v]    In realtà sono fratello e sorella solo legalmente, in quanto lei è figlia di Zeus e Meti, lui figlio della sola Era. In compenso molti dicono che Efesto abbia avuto un ruolo nella nascita della dea dalla testa del padre.